In questo periodo di pandemia, il mercato del private equity italiano risponde con decisione: nel terzo trimestre, sono stati annunciati infatti 57 nuovi investimenti In crescita rispetto allo scorso anno quando, nel medesimo periodo, l’Osservatorio Pem della LIUC – Università Cattaneo aveva mappato 52 operazioni. Il 2020 si va configurando, nonostante la situazione contingente, come un anno caratterizzato da un ottimo livello di attività, che diviene eccellente proprio in considerazione del contesto socio-economico attuale di riferimento: è stato già tagliato dopo nove mesi il traguardo delle 150operazioni (lo scorso anno, erano 147 alla medesima data). "La crescita del numero di investimenti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno testimonia il concreto contributo del private equity al supporto in questa difficile fase di mercato" - afferma Marco Canale, presidente e Ceo di Value Italy - "Ciò conferma la centralità del ruolo dei gestori dei fondi di investimento per l’economia reale, ed in particolare per il sistema delle medie e piccole imprese italiane". Sulla base dei valori enunciati, l’Indice trimestrale Private Equity Monitor Index – Pem-I, elaborato dai ricercatori dell’Osservatorio Pem attivo presso la Business School di LIUC – Università Cattaneo, si è attestato così a quota 475, un valore di assoluto rilievo, anche avendo a riguardo la stagionalità del settore in esame, che storicamente presenta i mesi di agosto e settembre caratterizzati da una minore intensità in termini di numero di operazioni finalizzate. Il mese di ottobre appena trascorso, inoltre, è stato anch’esso caratterizzato da un’eccellente vivacità del settore, essendo stati annunciati ben 29 nuovi investimenti (contro i 27 del medesimoperiodo del 2019). Anche nel mese appenaconcluso, le operazioni di buy out si confermano predominanti sul mercato, con una percentuale in linearispetto al più recente trend (76%), mentre le operazioni in capitale per lo sviluppo si attestano al 17%; da rilevare la presenza di ben due interventi di ristrutturazione aziendale, categoria che conferma quest’anno una discreta ripresa rispetto al passato, pur rimanendo di rilevanza marginale. Nove interventi di buy out rappresentano operazioni di add on, ovvero acquisizioni finalizzate alla crescita per linee esterne dell’impresa partecipata, sotto la regia dell’operatore di private equity: si tratta di una evidenza ormai tipica del nostro mercato, che vede sempre più numerose operazioni finalizzate alla creazione di aggregazioni industriali e al consolidamento di aziende già in portafoglio agli operatori. In ottica settoriale, si segnala una certa dispersione dei deals conclusi, che hanno avuto nei beni di consumo (34%) e nei servizi professionali (17%) i due principali catalizzatori. Le piccole e medie imprese rappresentano, come sempre, il principale bacino di riferimento per gli operatori, anche se non mancano un paio di deals con enterprise value di assoluto rilievo e, di conseguenza, caratterizzati da iniezioni di equity piuttosto elevate. Si conferma, anche nel periodo più recente, l’interesse ed attenzione dedicati dagli investitori internazionali alle imprese del nostro Paese (48% dell’intero mercato ad ottobre, dato che sale al 50% se si considerano gli ultimi quattro mesi).
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